La PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) è una disciplina che studia l’essere vivente come un sistema integrato, in cui mente, cervello, ormoni e sistema immunitario comunicano costantemente tra loro.
Non esistono più confini netti tra “psiche” e “corpo”: ogni emozione, pensiero o evento relazionale lascia una traccia biologica, modificando il nostro equilibrio interno.
La PNEI ci mostra che ciò che viviamo — gioia, paura, rabbia, senso di colpa o umiliazione — non è solo un’esperienza emotiva, ma anche una risposta fisiologica che coinvolge tutto l’organismo.
Lo stesso vale per gli animali, che vivono stati emotivi complessi e reagiscono ai cambiamenti ambientali o relazionali in modo sorprendentemente simile a noi.
Nel manuale di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, il Prof. Bottaccioli scrive che:
“Eventi psicosociali che pongono a rischio la nostra autostima e la nostra immagine sociale evocano una risposta allostatica multisistemica simile a quella di fight-or-flight, come se ci aspettassimo un aumento del fabbisogno energetico e possibili danni tessutali da riparare.”
Dietro questa frase, apparentemente complessa, si nasconde un messaggio profondo: il nostro corpo non distingue tra un pericolo reale e un pericolo percepito a livello emotivo o relazionale.
Quando ci sentiamo sottovalutati, giudicati o esclusi, si attiva automaticamente nel nostro organismo la stessa risposta che useremmo di fronte a un pericolo fisico: la reazione di attacco o fuga.
Il cervello, infatti, interpreta l’offesa all’autostima come una minaccia alla sopravvivenza e mette in moto una serie di risposte fisiologiche: rilascio di adrenalina e cortisolo, aumento del battito cardiaco, modificazione della respirazione, tensione muscolare.
Tutto il corpo si prepara ad affrontare o a fuggire, anche se non c’è nulla da combattere davvero.
Questo meccanismo è chiamato risposta allostatica, e serve per mantenere l’equilibrio interno (l’omeostasi) in situazioni di stress. Tuttavia, quando stimoli di questo tipo diventano frequenti — ad esempio sul lavoro, in famiglia o nelle relazioni — il sistema resta attivo più del necessario, generando un sovraccarico che nel tempo può contribuire a disturbi fisici o emotivi.
Ma ciò che spesso dimentichiamo è che anche i nostri animali vivono esperienze simili.
Un cane che viene rimproverato, escluso dal gruppo o continuamente sottoposto a giudizi (“non sei bravo”, “smettila”, “non capisci nulla”) può percepire tutto questo come una minaccia al proprio ruolo e alla propria sicurezza relazionale.
Il suo corpo risponde allo stesso modo: aumento del cortisolo, alterazione del battito cardiaco, tensione muscolare, iper-vigilanza.
Con il tempo, questo stato di allerta costante può riflettersi su digestione, immunità, comportamento e qualità del sonno, proprio come accade a noi.
Comprendere la visione integrata della PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) ci invita a guardare il vivente come un sistema unico, dove mente, corpo e relazioni sono inseparabili.
Un insulto all’autostima, un clima familiare teso o un ambiente competitivo non colpiscono solo “la psiche”: lasciano segni anche nella biologia.
Ecco perché, tanto per noi quanto per i nostri animali, è importante riconoscere e rispettare i bisogni emotivi, creare spazi di fiducia e sostegno, favorire esperienze che restituiscano sicurezza, presenza e contatto autentico.
Il corpo non mente mai: reagisce a ogni sfumatura del nostro mondo interiore.
E imparare ad ascoltarlo — in noi e nei nostri compagni animali — è il primo passo verso un benessere che parte dall’anima e arriva fino alle cellule.