La morte è quel passaggio dell’esistenza che fa forse più paura, che sia la nostra o quella di un nostro caro.
Non credo che faccia paura la morte in sé, la fine della vita in quel corpo, ma il dolore e il distacco.
Siamo così immersi nella materia, nel materico e nel materialismo che spesso ci dimentichiamo che la vita, l’esistenza, è tanto altro, molto altro. La nostra esistenza non è fatta solo di corpo ma di energia che non ha forma, che è infinitesimamente piccola rispetto alla materia che siamo abituati ad osservare.
I nostri legami affettivi travalicano il corpo ma non ce ne rendiamo conto perché abbiamo bisogno di sentire la presenza fisica, il contatto.
Se penso all’entanglement quantistico mi rendo conto di quanti legami manteniamo senza necessariamente essere in contatto fisico con quell’individuo.
Io sono convinta che questo legame vada oltre la morte fisica perché l’energia di quell’anima esiste in una dimensione non materica che non vediamo, non sentiamo e non possiamo toccare, ma con cui possiamo venire in contatto se riusciamo ad andare oltre a ciò che siamo abituati a fare: toccare per credere.
L’amore non si può toccare, eppure esiste e lo possiamo percepire
La gioia non si può toccare, eppure esiste e la possiamo vivere e percepire
Ogni emozione e sensazione non la possiamo toccare eppure la percepiamo
Quindi quel legame, l’entanglement (entangle significa «impigliare, intricare»), che ci ha unito nella forma fisica può andare oltre la forma fisica e oltre la morte fisica perché siamo intricati ed impigliati con ogni particella energetica di quell’individuo.
Non è vero che la morte non esiste, esiste la morte fisica ma non esiste, secondo me, la morte di quell’energia (anima) che occupava quel corpo fisico.
A volte basta chiudere gli occhi e possiamo percepire l’odore che ci era tanto caro di quell’individuo, persona o animale, oppure sentire il tocco gentile e il calore di quella presenza, con la coda dell’occhio possiamo vederlo di nuovo e ci diamo dei pazzi o delle pazze perché non è possibile, ci diciamo che è un’elaborazione della nostra mente, e forse è vero, perché ci hanno talmente abituati a non credere ad altro se non al tangibile, che il nostro cervello non riesce ad elaborare razionalmente quell’informazione e la trasforma in immagine attraverso i ricordi che ha, ma ciò non toglie che esista e che sia presente.
L’assenza fisica a volte è devastante perché non ci hanno insegnato che possiamo anche andare oltre a quel corpo, che fungeva da contenitore di energie molto più alte e potenti che compongono l’essenza di quell’individuo, di quell’anima.